Campania, immigrati pi

przez bedy

NAPOLI – Gli stranieri che vivono in Campania sono soggetti più esposti alla povertà e marginalità sociale rispetto agli italiani e molti di loro subiscono una forte discriminazione. A lanciare l’allarme è il “Dossier regionale 2007 sulla povertà in Campania”.
Il dossier si basa sui dati forniti dai Centri di ascolto (Cda) attivi nelle dodici diocesi campane che hanno aderito al progetto “Rete Caritas Campania” sulle situazioni di povertà, disagio ed emarginazione sociale. I dati forniti dai Cda sono stati rilevati nel 2006. Poiché quasi il 62% degli utenti sono stranieri, l’équipe ha dedicato un approfondimento al fenomeno migratorio in Campania. Il dato è analogo a quello nazionale: nei 283 Cda d’Italia gli utenti stranieri sono il 66,6%.

In Campania vivono 92.619 immigrati, pari all’1,6% della popolazione. Le nazionalità rappresentate sono 64. La comunità più numerosa è quella ucraina con 25.207 presenze (pari al 27,2% del totale); seguono Romania, Bulgaria, Polonia e Sri Lanka. L’età media è dai 35 ai 44 anni.

Ai centri di ascolto si rivolgono soprattutto donne, che chiedono aiuto per le pratiche di ricongiungimento familiare e beni materiali da inviare ai parenti rimasti in patria. I cda rappresentano per molti immigrati il primo punto di contatto col tessuto sociale campano.

Dall’indagine emerge che fra i cittadini stranieri c’è molta disinformazione. La maggior parte di loro non conosce le strutture pubbliche e non sa a quali rivolgersi. Molti, ad esempio, ignorano che anche chi non ha il permesso di soggiorno né un documento d’identità valido ha comunque diritto a una tessera sanitaria STP (Straniero temporaneamente presente) che gli consente di usufruire delle prestazioni sanitarie urgenti ed essenziali.

Il 72% degli immigrati che si rivolgono agli sportelli sono disoccupati e chiedono aiuto nel trovare lavoro. La maggioranza non ha il permesso di soggiorno e il 16% non ha un alloggio. Molti di loro vivono in posti letto offerti dai connazionali in vere e proprie topaie, per 5-10 euro a notte e anche chi vive in appartamento è spesso esposto al ricatto del proprietario, che può aumentare il canone d’affitto anche del 60 %. Molti immigrati possiedono un alto livello d’istruzione ma incontrano notevoli difficoltà nell’ottenere il riconoscimento dei titoli di studio e quindi nel trovare un lavoro adeguato alle loro competenze.

Il dossier affronta anche il tema della criminalità straniera. Nel 2006 nelle carceri campane c’erano 700 detenuti stranieri (circa il 13,2% del totale). Albania, Marocco, Tunisia, Algeria e Romania sono le nazionalità più rappresentate. I principali reati commessi sono furti, rapine e borseggi ( quasi il 31% del totale dei reati commessi da stranieri). Ma gli immigrati, precisa il dossier, sono anche vittime di reati. Purtroppo al riguardo mancano dati precisi, perché molti cittadini stranieri irregolari non sporgono denuncia per non rischiare di essere espulsi. Altri fenomeni criminali dallo spaccio di droga allo sfruttamento della manodopera e della prostituzione, restano interni alle comunità.

Il dossier individua due modelli di immigrazione in Campania.
primo, quello cosiddetto “metropolitano”, riguarda le immigrate impegnate nei settori della collaborazione domestica e dell’assistenza alla persona (il 67% dell’immigrazione nella regione è costituito da donne). Secondo la rivista americana “Christian Scienze Monitor” la loro presenza farebbe risparmiare al sistema sociosanitario italiano un miliardo di euro all’anno. Il secondo modello è quello cosiddetto “periferico–rurale”, composto dagli immigrati maschi (il 34,3%) impegnati nell’agricoltura, che vivono soprattutto in provincia. Fra gli esempi il Comune di Castelvolturno, dove risultano residenti 18.000 abitanti, e dove secondo il dossier vivono 15.000 immigrati provenienti dall’Africa Subsahariana.

In Campania, sostiene lo studio, il fenomeno migratorio ha assunto ormai le caratteristiche di una realtà permanente, e non più transitoria. Secondo gli autori del dossier bisogna prenderne atto e creare strutture che favoriscano l’inserimento legale degli stranieri all’interno della società. Sembra al contrario che gli immigrati, più esposti degli italiani ai rischio della povertà e dell’emarginazione sociale, non siano bene accetti dalla popolazione campana. Esiste anzi una vera e propria discriminazione nei loro confronti.

Gli stranieri sono spesso vittime di racket, prostituzione , sfruttamento ed aggressioni. Il dossier cita come esempi le aggressioni messe in atto da “baby gang” ai danni degli immigrati, gli abusi sessuali ai danni di donne e minori stranieri, le minacce ai luoghi di culto (come le zampe di maiale abbandonate all’ingresso di una moschea), la discriminazione all’interno delle classi multietniche verso i compagni dalla pelle scura. La ricerca si conclude con la considerazione che la Campania è ancora troppo povera di strutture di accoglienza per i cittadini stranieri e con l’invito a modificare la normativa regionale sull’immigrazione, datata 1994.

(18 gennaio 2008).

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